<<Signori, si gioca a chemin de fer>>, annunciò il croupier.
Ramsay non aveva mai provato il chemmy, come lo chiamavano quelle persone, ma fu sorprendentemente lesto a entrare nel meccanismo, e le vincite superarono di gran lunga le perdite.
Tuttavia, col procedere della serata, la tendenza s’invertì: perdeva molti più soldi di quanti ne vincesse, anche se ormai era così ubriaco che in certi momenti non capiva neppure la differenza. Era una trappola, ovviamente.
Gli avevano dato a bere di essere bravo tanto quanto gli altri giocatori, se non di più. In seguito si sarebbe domandato se non gli avessero messo qualche droga nel bicchiere: conosceva benissimo l’ubriachezza da champagne, e quella era diversa.
Era come se gli fosse stato tolto il libero arbitrio, si sentiva ridotto a una marionetta, come se nel suo cervello si fosse installata un’altra persona, che tirava i fili e lo costringeva a continuare la partita.
… Di lì a poco, … l’atmosfera si fece sempre più selvaggia, via via che i debiti di Ramsay si accumulavano: cambiali firmate e ‘pagherò’ sparsi per tutta la sala. Perfino il portasigarette d’oro col suo nome inciso all’interno – dono della madre – era diventato un pegno di garanzia.
Perdite e ancora perdite. L’unica cosa da farsi – gli diceva il burattinaio nel suo cervello – era continuare, finché la fortuna non avesse ripreso a girare dalla sua parte, facendogli rivincere tutto quanto, in una sola mano di carte.
La maledizione del giocatore d’azzardo.
A fine serata aveva totalizzato un debito gigantesco …
Kate Atkinson, Il regno della notte, Editrice Nord, 2023
La scena si svolge negli anni ’20 del secolo scorso, ma poco cambia rispetto ai nostri giorni. La scrittrice descrive mirabilmente le dinamiche del gioco d’azzardo, l’effetto moltiplicatore delle sostanze, l’alterazione completa delle percezioni e della volontà.
Stai vivendo situazioni simili con una persona a te vicina? Il percorso Vita Nuova può insegnarti cosa fare.