Quasi tutte le donne che si trovano a affrontare la dipendenza patologica del proprio marito, partner, padre, fratello ci raccontano storie come questa che segue con le parole di una grande scrittrice:
<< L’ardente passione della coppia ben presto si trasformò in aggressività. Le cause di litigio erano la gelosia, il denaro, le ubriacature di lui, e Leticia si stufò di … essere sempre piena di debiti mentre lui dilapidava lo stipendio per fare bisboccia; insomma, ogni pretesto era buono per esplodere in insulti, urla e botte. …
La relazione durò poco perché lei si rese conto ben presto che viveva con due uomini diversi. Quello che tutti conoscevano era esuberante, disponibile, generoso e guadagnava bene con il suo lavoro, ma non metteva niente da parte perché tendeva a comprare cose superflue, a giocare d’azzardo o a prestare denaro agli amici. Si era innamorata di quella versione dell’uomo, l’anima della festa, ma scoprì che al suo interno c’era un mostro acquattato, che veniva fuori quando beveva… quando si perdeva in fondo alla bottiglia diventava pericoloso.
Bere accendeva in quell’uomo una rabbia incontrollabile… Leticia lo teneva continuamente d’occhio per cogliere i segni dell’ebrezza nociva, perché se non riusciva a mettersi in salvo, erano botte. Lo sopportò per un paio d’anni nella speranza che cambiasse, come le prometteva a ogni riconciliazione, finché una sera, quando era sul punto di picchiarla …. >>
(Isabel Allende, Il vento conosce il mio nome, Feltrinelli, 2023, pp. 83-84)
La storia del romanzo non finisce bene, così come tante storie di cui le cronache quasi quotidiane ci raccontano.
C’è un modo per evitare che questo capiti anche a te?
Sì, c’è un modo.
Agisci subito, non rinviare ancora una volta.
Non restare sola. Chiedi aiuto.
Non pensare di poter affrontare questo problema con il fai da te. Hai bisogno di pareri esperti.
Ma se sei in pericolo chiama subito il
