Prendere posto attorno ad un tavolo e condividere i pasti pareva un problema insormontabile: c’era sempre qualcosa di più importante, di più urgente, di più interessante da fare.
I giorni passavano, scanditi dalle mie periodiche prediche, dai miei lunghi discorsi incandescenti, in cui mi lanciavo per capire come risolvere la situazione. Ma ormai il corpo di mia figlia lanciava segnali inequivocabili: c’era un problema e le mie belle parole non servivano a nulla.
Ho chiesto al medico, ho creduto in uno psicologo, ho riposto le mie speranze in altri bei discorsi. Intanto il problema si ingigantiva e trascinava nel suo vortice tutti, anche i professionisti.
“Basta, sto sbagliando tutto”. Queste parole hanno attraversato la mia mente e ho compreso che dovevo immediatamente escogitare una nuova linea d’azione.
Sapevo dell’Associazione LA TENDA e, dopo essermi debitamente informata, mi sono lanciata quasi alla cieca: tanto non avevo più nulla da perdere.
Da poco più di un anno io e la mia famiglia seguiamo il percorso Vita Nuova dell’Associazione. Sotto LA TENDA ci sentiamo tutti meno soli, in un gruppo di persone che ha storie, dolori, delusioni, successi in comune, persone che qui trovano la consapevolezza di poter fare qualcosa.
Tutti noi possiamo imparare; imparare che la dipendenza è una malattia e a non esserne gli inconsapevoli complici, imparare che non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta. Il medico che gestisce i gruppi mi ha insegnato che non devo subire la malattia, devo curarla, posso curarla.
Il cammino è ancora arduo, ma imparando, capendo, ho concluso che questo è il posto giusto. E capendo, conoscendo, divento più forte, più forte anche della malattia.
LA TENDA è la mia palestra della mente. È il posto giusto.